domenica 27 aprile 2008

Il mio secondo memeeeee

La tanguera Dori (Sirena) mi ha invitata a fare un meme.
Il secondo della mia carriera da blogghista (o blogger, com'è che si dice???).

A dire la verità non mi piacciono molto, ma devo ammettere che spingono sempre a pensare un pochino a se stessi... (e a raccontarlo persino!!!)
Per cui: grazie Dori!

Prima di tutto, ta-taaaan
il REGOLAMENTO:

- indicare il link di chi vi ha coinvolti
- inserire il regolamento del gioco sul blog
- citare sei cose che vi piace fare e perchè
- coinvolgere altre sei persone
- comunicare l'invito sul loro blog

e ora giù di risposte.

1) tango (leggasi: ballare/musicalizzare/insegnare). E' una sorta di vita parallela che ho da 10 anni e che mi coinvolge sempre. Perchè in un mondo frenetico ti permette di staccare da tutto e di metterti in ascolto di te e degli altri. Puoi ballare con gente che non conosci ma sentirli "vecchi amici" appena ci balli un pò. E poi del tango mi piace anche l'idea di "comunità" che ci unisce tutti a prescindere da età, città, nazione, lavoro ecc.

2) giocare con i bimbi. Perchè quando sorridono e quando ridono ti riempiono il cuore.

3) avere amici a cena o per un aperitivo o per un dopocena... la casa per me deve essere questo: un posto dove stare bene in compagnia. Infatti nel mio frigo non mancano mai una bottiglia di birra ed una prosecco!

4) viaggiare. Perchè mi piace conoscere ciò che è diverso. Sapori, odori, paesaggi, idee... trovo che questo confronto e la conoscenza di ciò che non si conosce arricchisca sempre!

5) tutto ciò che è nuovo perchè mi spinge a crescere, sempre.

6) stare con la mia famiglia e con gli amici perchè mi piace immergermi nell'affetto delle persone a cui voglio bene!

Grazie Doriiiiiiiiiii ^_^

e ora tocca a me. Avrei coinvolto la mia sorellina e Lulita ma vedo che sono già state prese nelle maglie del meme e allora a chi?
ah, si. Mi piacerebbe coinvolgere:

Claudiuzza
Rosa Rossa
Scarlett
Jajo
Nataraja

Aspetto di leggervi... che curiosa che sono! ^_^

mercoledì 23 aprile 2008

Ieri, la mia giornata tipo

Alle volte rientro a casa e non capisco perchè ancora ci sono le tende appese ma da accorciare, le tazzine del caffè di 2 giorni fa ancora da lavare, il quadro, questo:





fermo così da agosto scorso (senza contare quello avevo promesso di fare ad una mia amica e che, neanche a dirlo, è ancora solo una promessa...) e cosette di questo tipo.


E' inevitabile.


Ma a forza di cercare di fare tutto qualcosa si deve sacrificare. No?


Ecco. Ieri per esempio. Tra una corsa ed uno sbadiglio la giornata è stata:


sveglia alle 5 - uscita di casa alle 5.30 - aereo alle 7.20


Ed in aeroporto mi accade un episodio simpatico... mentre passo i controlli (accidenti gli stivali con le fibbie...) suona inesorabile il bip del metal detector (ecco lo sapevo, le fibbie degli stivali).

"Signorina, permette?"

"Guardi che forse sono gli stivali..." ma niente, non serve.


La guardia di turno sta già controllando che non avessi addosso niente di esplosivo o di contundente mentre un altro mi controlla il pc passandoci sopra quello che mi sembra un batuffolo di cotone idrofilo (ho la faccia da malvivente? No ditelo che è perchè ho la faccia da malvivente... o forse è perchè in borsa ho anche un ombrello....)


Intanto il primo mi squadra perchè ha capito che il problema per che fa allarmare il predetto MD (=metal detector) sono proprio i miei stivali. E intanto annunciano il mio volo...


"Signorina si deve togliere gli stivali, vuole questi?"


E mi porge queste meravigliose babbucce in plastichetta azzurra che mi ricordano tanto i sacchettini della verdura del supermercato...


"Guardi mi hanno appena chiamato il volo, faccio senza"

Intanto mi ero già tolta gli stivali, mollati sul tapis roulant e ripassata senza allarmi sotto l'MD.


Si convincono che non sono una delinquente ma tutt'al più una che si è buttata giù dal letto controvoglia e mi fanno ricompattare riprendendo tutti gli effetti sparsi qua e là nelle vaschette di plastica (giacca, borsa, borsa del computer, computer, orologio, bracciale, orecchini e anello).


Riesco ad arrivare in pieno imbarco e via.


Poi la giornata è così proseguita:


riunione alle 10.30 – pausa pranzo alle 14 – riunione alle 14.30 - saluti alle 15.30 – raggiungere l'aeroporto – check-in con macchinette guaste e di nuovo lui... l'MD e biiiiiiiiiiip.


Certo, loro: gli stivali.


"Signorina, permette?" (ma certo, ormai... ) e poi, rivolgendosi al collega:

"Me le controlli queste scarpe?"


...



La giornata si è poi conclusa a mezzanotte dopo le due lezioni di tango ed un duplo che mi ha portato una ragazza che frequenta il mio corso e che mi dice:


"Te l'ho portato perchè io di solito a quest'ora sono a pezzi"


L'ho ringraziata. Per lei sarà stata una sciocchezza ma non ha idea di quanto mi sia sentita coccolata. Anche io di solito a quest'ora mi sento a pezzi e ieri più dl solito.


Ma perchè corriamo tutti così tanto?


Un duplo virtuale a tutti quelli che mi aiutano a capire...



^_^

martedì 15 aprile 2008

Una storia senza titolo. Seconda parte

Eccolaaaa.
Per tutti i curiosi e anche per me!
e buona lettura.

^_^



Appena entro mi avvolgono le note di quello che dovrebbe essere un tango.
Mi sento completamente immerso in queste note, anche se il volume non è troppo alto.


La pista è piena.

I ballerini sono vestiti nei modi più disparati. Le donne hanno dai jeans strappati alle gonne con lo spacco che lasciano intravedere delle sensualissime calze a rete ma tutte sembrano consapevoli di essere avvolte dall’aura della loro femminilità, abbandonate tra le braccia dell’uomo, con gli occhi socchiusi…

Cerco con gli occhi la protagonista dello strano incontro di cinque minuti fa. Eccola. Si è seduta ad un tavolo con le due amiche ed altre persone.

Tutte e tre sorridono agli altri due ragazzi dello stesso tavolo mentre sfilano con impazienza delle scarpe dai loro sacchetti neri e le indossano senza quasi distogliere lo sguardo dalla pista o dai loro interlocutori. Le mani sembrano conoscere ogni parte del sottile involucro che allacciano con gesti lenti e precisi.

Le note fermano la loro danza e l’atmosfera densa di emozioni si dissipa per qualche secondo. I protagonisti di ogni coppia si distaccano un poco e parlano brevemente mentre comincia un nuovo pezzo.

Pochi secondi.

Poi, come se avessero sentito un segnale impercettibile, riprendono all’unisono il loro viaggio, spostandosi poco sulla pista. Un’onda lenta che sinuosamente si infrange e si ritira. Le luci basse, l’odore della cera delle candele che si consumano che si mischia a quello di polvere dei divanetti in velluto.

Due delle ragazze già ballano mentre la ragazza dai lunghi capelli scuri è rimasta seduta... Ho deciso: provo a parlarle… tanto tutt’al più mi manda a quel paese e punto, finita lì.


Faccia tosta e mi dirigo al bar poi al suo tavolo.

“Mi chiamo Roberto, se accetti il daiquiri siamo pari e posso chiederti qualcosa sul tango, se ti va. E una cosa: sono una persona seria. Di solito.”

Un sorriso, inaspettato. Prende il cocktail e lo poggia sul tavolo, accanto agli altri bicchieri. “Grazie per il daiquiri ma avevamo già una bottiglia di vino al tavolo e preferisco non mischiare troppa roba. Ti rispondo solo se non ci stai provando… Che vuoi sapere sul tango?”

“Solo una domanda… è facile o difficile?”

“E’ facile e difficile”

“Sono abbastanza sobrio, ma non capisco. In che senso è tutte e due le cose?”

“Il tango ha delle regole che vanno rispettate, ha una tecnica che muove ogni passo ma allo stesso tempo l'una e le altre sono solo dei mezzi per dare la voce a parti di noi. Quelli che vedi non sono dei ruoli che ci cuciamo addosso, siamo solo noi stessi mentre balliamo”

“Credo di aver capito. Ho un’amica che balla, ma non mi ha mai convinto ad accompagnarla ad una serata. Entrare in un posto come questo e vedere le coppie che ballano … bè mi aspettavo qualcosa di diverso”

“Come... che so, donne con le rose tra i capelli o uomini che stringono rose tra i denti?”

“Forse…” e rido ad occhi bassi.

“Non sei l’unico, in genere è questo che si pensa del tango e di noi che lo balliamo. Ma è una cosa del tutto diversa.”

“Vero. Non ci sono rose tra i capelli e nessuno ne stringe tra i denti… ora mantengo la promessa, me ne vado in buon ordine ma ti ringrazio.”

“Di che?”

“Del sorriso”

“Solo perché ho visto che ti reggi in piedi da solo e riesci a mettere più di tre parole in fila… Comunque, ogni venerdì c’è milonga qui. E’ un bel posto e mettono bella musica. Basta venirci un po’ di volte, respirare quest’atmosfera per capire cosa ci spinge a trovarci qui, magari stanchi dopo una giornata di lavoro. E una cosa: mi chiamo Cecilia”

Una stretta di mano decisa. Appena mi alzo dal tavolo un uomo basso, sulla quarantina, le porge la mano ed insieme raggiungono il bordo della pista.

Poche parole, un sorriso.

Il braccio di Cecilia si adagia con dolcezza sulla spalla dell'uomo. Qualche istante, un passo laterale… ed anche loro si immergono nell’atmosfera fatta da luci basse, odore di candele e di polvere dei divanetti di velluto.

Quest'atmosfera me la sento ancora addosso quando riapro gli occhi seduto sul marciapiede in compagnia di un lampione solitario che mi guarda dall'alto in basso. L'unico modo di cui è capace.


la foto è tratta dal film "Milonga"

venerdì 11 aprile 2008

Una storia, senza titolo.

Un po' di tempo fa, presa da uno dei miei raptus, ho scritto questa "storia".

Me ne ero quasi scordata, l'ho ritrovata per caso facendo pulizia di files nel mio pc.

Me la sono riletta e mi è piaciuta. Quindi ho deciso di postarla. La divido in 2 puntate... troppo lunga per un solo post (e così mi gioco pure il jolly per il prossimo!!! ;D ).

Anche se al momento mi manca il titolo, la storia è coperta da copyright... !!!

Buon fine settimana a chiunque passi da qui!!!



L’ultimo daiquiri mi ha decisamente stordito.
Forse è per questo che all’uscita dal pub mi siedo sul marciapiede ad aspettare. Ad aspettare non so bene cosa... ma mi fermo lì.
Mi avevano detto che da quelle parti c’era una milonga, un posto tipo balera dove si balla solo il tango “a r g e n t i n o”, come tenne a scandirmi Nora, la mia coinquilina uruguayana.


tango argentino
Le due parole continuavano a rincorrersi nella mia testa. Si intrecciavano, si contorcevano, continuavano a rotolare per effetto dell’alcol. Probabilmente.

Chiudo gli occhi mentre appoggio la testa ad un lampione. Non mi era troppo familiare quella zona della città, non che avesse niente di strano o di malfamato... era solo fuori dai miei giri abituali, difficilmente andavo da quelle parti.

Ero entrato nel pub dopo aver girovagato un po’ per scaricare i nervi dopo la discussione avuta con Paula nel pomeriggio. Ma si può tenere il muso perché l’ho difesa dal regista che cerca continuamente di metterle le mani addosso? Lei cosa mi risponde? Che voglio rovinarle la carriera!
...ma quale carriera.


Ecco, finalmente riesco a distinguere meglio il mondo intorno a me, anche se ho il dubbio di avere stampato sulla faccia un sorrisetto ebete. Però, in effetti, la scena del pomeriggio era assurda a dir poco.

Finchè una voce di donna si rivolge a me con un “Va tutto bene?”. La guardo stranito, forse, perché lei mi ripete: “Scusa, va tutto bene?”.


E’ una ragazza alta, mora, con i capelli sciolti sulle spalle. Bella, direi. Con lei ci sono altre due ragazze che si scambiamo uno sguardo di intesa ed un sorrisetto di commiserazione (nei miei confronti, ovvio).

“Si... si, ho avuto un incontro a stomaco vuoto con un due o tre daiquiri. Il giusto coronamento di una giornataccia.”

“Se stai male chiamo qualcuno…”

Devo avere una faccia orrenda. Certo, conciato così per un paio di cocktail buttati giù per rabbia.


“No, ora chiamo un taxi. Ti ringrazio, anche se mi hai preso per un barbone”


“La prossima volta tiro dritto” E aggiunge, secca: ”ciao”


Idiota. Sono proprio un idiota e che altro? Inutile aggiungere niente. Diciamo che è colpa dell’alcol e che anche se volevo fare lo spiritoso la battuta è riuscita male.


La guardo allontanarsi. stretta nel cappotto nero corto mentre le amiche mi lanciano un ultimo sguardo con cui sembrano dirmi all’unisono “deficiente”.

Vabbè. Me lo sono meritato.


Non riesco a distogliere lo sguardo. Oltre alla borsa tutte e tre hanno un sacchetto di stoffa nero che pende dalle loro mani. Sobbalza ad ogni loro passo, come vivesse di vita propria e le seguisse, un bimbo che trotterella stretto a loro per mano.


Sarà stato l’alcol o la voglia di riscatto dalla brutta figura ma senza neanche pensarci, appena spariscono dietro l’angolo, mi metto a seguirle.


Una lunga scala in ferro, stretta, porta alla “Gardenia blu di Corinto” un grande loft privato che - leggo su un piccolo manifesto appeso - ospita vernissage, sfilate ed il venerdì la milonga! Ecco il posto di cui mi parlava Nora.


Un gorilla alla cassa mi informa che l’ingresso è 8 euro, consumazione esclusa, e con voce ferma ma gentile mi chiede “Che fa?”


E che faccio? Le tre ragazze devono essere qui, ormai entro spinto anche dalla curiosità di un mondo che mi è totalmente estraneo.


la foto è tratta dal film "Desire"

lunedì 7 aprile 2008

Botta e risposta

Quando cammino mi guardo sempre in giro.
Ci sono sempre dettagli, colori, abbinamenti curiosi o insoliti in giro per il mondo. O anche semplicemente... a portata di occhi.

Ringrazio il fatto di avere una fotocamera nel telefonino, perchè mi capita spesso di vedere qualcosa che valga la pena di una foto.

Come questa:




vale un master in scienze della comunicazione...